Domenica 9 aprile 2023 – Pasqua di Risurrezione A

Pubblicato da emme il

Una settimana fa, sempre dal vangelo di Matteo, leggevamo di donne sedute di fronte alla tomba. Erano Maria di Magdala e l’altra Maria. Le stesse che all’alba del primo giorno della settimana torneranno a visitare quella stessa tomba. Mi è rimasto dentro quell’attendere di donne. Cosa può essere? È il non sapersi separare da uno che hanno amato. Ho visto, immagino anche voi, persone che non riescono ad andarsene dal luogo in cui riposa un loro caro, persone che poi tornano e ritornano, anche ogni giorno sul luogo dell’ultimo saluto. Uomini e donne che non si arrendono alla morte. Forse è così anche per le due donne di cui si racconta nel vangelo. Andarsene significherebbe accettare di consegnare alla morte colui che hanno amato. Sono lì affrante, desolate, avvilite oppure, ed è questo che mi piace pensare, aspettano che qualcosa capiti, che qualcosa le sorprenda. Ma ditemi se non è anche il nostro stare davanti alla vita nell’attesa che ci sorprenda, anche contro ogni evidenza. Un sacco di volte mi ritrovo cocciutamente, disperatamente, in attesa che la vita mi stupisca. E sento di poter chiamare Pasqua questo vegliare colmo di speranza. Pasqua è non rassegnarsi, è non rinunciare alla speranza. Sento di volerlo dire davanti alla mia vita, sento di volerlo ribadire davanti alle vite di coloro che amo così tanto da non desistere, da non mollare. Vorrei saperlo dire davanti alla vita di ogni uomo e di ogni donna. Le donne del vangelo insistono davanti a quel sepolcro perché credono fermamente che il seme caduto nel terreno prima o poi porta frutto, sboccia. Io non mi voglio arrendere e quindi faccio il tifo per la vita che può ritrovare il suo vigore là dove potresti non intravvedere segni di ripartenza. “So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto”. Voglio essere spiazzato da questi annunci, voglio potere credere che la vita trova canali per esprimersi altrimenti, altrove. Il vangelo di stasera (stamane) racconta di un gran terremoto, uno sconvolgimento, come quei fatti che ci mettono paura, ci destabilizzano e ci ammutoliscono. Ma “Voi non abbiate paura”, dice l’angelo alle donne. Vorrei non averne, ma quanto coraggio ci vuole per attendere che la vita, attesa o inattesa, si ripresenti all’alba. E allora voglio esserci ad ogni alba, consapevole che posso restare deluso, voglio esserci perché invece magari la pietra è già stata rotolata via, e la tomba è già vuota, la vita altrove già si racconta, già è in fermento. Non ci manchi mai l’energia per attendere la vita, per inseguirla là dove ci dà appuntamento, là dove ci domanda di seguirla, là dove qnche noi possiamo correre il felice rischio di ritrovarci vivi.


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