Domenica della Passione del Signore – 5 aprile 2020 Unità Pastorale Santi Giuseppe e Zeno
Giona nella pancia del pesce.
Gesù nel ventre della terra.
Come marcisce il seme così la vita muore.
Strana legge che governa l’esistere, esistere per davvero.
Se il chicco caduto in terra non muore non porta frutto,
se invece muore porta molto frutto.
È l’immagine per dire che chi trattiene la vita la perde,
chi la dona la ritrova. E’ questo il distillato del vangelo.
Quanto è arduo accettare che sia questa la rotta per cui condurre la vita, quant’è strano pensare che sia questa la stella a cui affidare il cammino.
Ogni vita un esodo, un passaggio.
In una settimana, quella che comincia, si condensa il tutto di ogni tragitto, perché ogni andare da morte a vita sia Pasqua.
Giona, risputato sulla spiaggia per consegnare una parola che fa vivere. Cristo, liberato dai lacci della morte per essere vita che più non muore.
I segni del dono:
stigmate incancellabili impresse nella sua e nella nostra carne.
I buchi dei chiodi che hanno trapassato il corpo di Gesù, la spada infissa nell’agnello: memorie di vita regalata senza risparmio, senza calcolo.
Che nessuno si penta se la vita fuoriesce dalle sue piaghe, se la vita dilaga anche dalle sue ferite, se la vita trasborda anche dalle sue lesioni per irrigare e far germogliare altra vita.
Resteremo in piedi come l’Agnello dell’Apocalisse,
resteremo vigili come il Cristo risorto su ogni croce.
Resteremo vivi pur continuando a morire perché solo chi è disposto a perdersi si ritrova.