Epifania del Signore – Lunedì 6 gennaio 2025 – Matteo 2,1-12

Pubblicato da emme il

Non so più cosa inventarmi e non so se sia l’aver dato fondo a tutte le mie risorse a farmi imboccare una strada strana. Epifania significa manifestazione, rivelazione. Quando domenica 15 dicembre abbiamo contemplato l’adorazione, non dei magi, ma dei pastori, di Jacopo Da Ponte al Museo Civico di Bassano, ci è stato fatto notare il gesto di Maria che alza un velo per mostrare il figlio, per svelarlo a chi, disturbato dagli angeli nel cuore della notte, è poi andato a fargli visita. Pastori prima e magi poi, simbolo dei reietti gli uni e dei pagani gli altri, sbirciano il mistero e se ne lasciano incantare. È anche vero che, proprio a chi riceve quelle visite inaspettate e strane, è svelato il mistero che rappresentano e che di certo non hanno ancora compreso. Nel vangelo del primo giorno dell’anno, solennità di Maria, madre di Dio, si legge: “Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”, ruminandole nello sforzo di capire. Gli altri, che si avvicinano a noi nel corso di una vita intera, sono presenze che continuano a consegnarci la verità di ciò che siamo o di ciò che diventiamo, perché non ci è tutto così chiaro di noi, siamo come stranieri a noi stessi. Abbiamo bisogno di riceverci dagli altri così come gli altri hanno bisogno di riceversi da noi. Mi sono scoperto anche grazie agli altri e mi sono ricevuto da chi, come i pastori o i magi, ha fatto capolino nella mia vita, magari senza che lo preventivassi. Penso alle persone più prossime ma anche a tanti altri con cui ho avuto modo, direttamente o indirettamente, di interagire. I doni che i magi recano al Bambino sono doni che rivelano chi sia, non solo a noi lettori lontani, ma forse anche a chi allora li ha ricevuti quei doni. L’oro è l’omaggio che si riserva ai re, l’incenso a Dio, la mirra all’uomo che è destinato a morire. Quei doni dicono già chi sarà quel Figlio, lo dicono a noi e lo dicono a lui. E coloro che affollano la mia vita portandomi la loro ricchezza, cosa dicono anche di me, cosa svelano del mio mistero? Ogni incontro con l’altro è Epifania e allora oggi non è solo manifestazione di Lui e del suo mistero, ma è celebrazione della manifestazione della ricchezza che siamo gli uni per gli altri. Nessuno ci dia per scontati e nessuno sia dato per scontato, ovvio. Incontrandoci aiutiamoci a svelare il tesoro che siamo. Erode, in questa lettura dei fatti, è colui che non intende farsi sorprendere, lasciarsi meravigliare dalla sorpresa che gli altri sono. È l’attorcigliato su se stesso che si basta, non ha bisogno di riceversi dagli altri, di sé sa già tutto. E’ a tal punto supponente che gli altri sono eventualmente solo coloro di cui servirsi per confermare le sue certezze. Che vita grama. Ma bastarsi non è forse il miraggio che illude tanti.

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