Giovedì Santo – 17 aprile 2025
“Prendete, mangiate: questo è il mio corpo. Bevetene tutti, perché questo è il sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati” (Mt). “Prendete, questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti” (Mc). “Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me. Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi” (Lc). “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me. Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me” (1 Cor). Ho estratto le parole dell’istituzione dell’eucarestia dai tre sinottici: Matteo, Marco, Luca. E Giovanni? Nel vangelo di Giovanni non è riportata l’istituzione dell’eucarestia. Il racconto della lavanda dei piedi, letto stasera, è la traduzione di ciò che ritualmente, simbolicamente avviene nella cena raccontata dagli altri tre. Sarebbe interessante capire perché la lavanda dei piedi non sia diventata sacramento, mentre lo è diventata l’eucarestia. L’eucarestia è il segno di quanto dovrebbe accadere nel reale. Abbiamo sacralizzato il segno ma non la realtà che forse è più importante del segno o comunque non può non esserci se non vogliamo vanificare il segno. È più importante la fede che due sposi portano al dito o l’amore che davvero circola tra loro al di là del segno? Forse abbiamo sacralizzato ciò che è più facile sacralizzare. È più facile inginocchiarsi davanti all’eucarestia che a un fratello. Non vi ho ancora detto da dove ho tratto la quarta citazione sull’istituzione dell’eucarestia. Ma è facile… Paolo, Prima lettera ai Corinzi, seconda lettura di stasera. Avete notato che in tutte e quattro le citazioni manca una parola che invece ritroviamo nel racconto dell’istituzione che facciamo noi in ogni messa? Quale? È la parola sacrificio. Ripetendo le parole dell’istituzione sul pane il prete dice: Prendete, e mangiatene tutti: questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi. Ma Gesù, stando alla Scrittura, questa parola non l’ha mai detta. E perché dobbiamo dirla noi? Perché abbiamo avvertito il bisogno di infilarci questa parola nella formula di consacrazione sul pane? Perché è malata la nostra idea su Dio e su di noi in rapporto a lui. Questo è il mio corpo dato per voi. Gesù dice semplicemente questo. Il suo è puro dono, non l’ha chiamato sacrificio per farcelo pesare o per metterci dentro alla logica del merito. Quello che sono è per voi, liberamente, gratuitamente. Quello che pago non è un prezzo e voi non dovete meritarvi niente. Tutto è dono, e ce lo ridice ogni volta che celebriamo l’eucarestia. Mi piacerebbe toglierla quella parola perché toglie bellezza al gesto di Gesù e aprirebbe il mio alla gratuità, alla libertà.
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