Mercoledì 5 marzo 2025 – Ceneri – Matteo 6
Perdono e conversione sono le parole d’ordine della Quaresima. “Ritornate, ripete il profeta Gioele. Ogni nostra messa comincia con la richiesta di perdono. In quella del mercoledì delle ceneri le parole con cui domandiamo perdono sono sostituite da un gesto… chiniamo il capo per ricevere l’austero (così lo chiama la liturgia) simbolo delle ceneri. Le ceneri sono il risultato di ciò che brucia, il resto di ciò che finisce… tanto che su chi riceve le ceneri si potrebbe dire anziché: “convertiti, e credi nel vangelo”, la frase più drammatica: “Ricordati, uomo, che polvere tu sei e in polvere ritornerai”. Non so cosa abbiano bisogno di sentire le nostre orecchie, se l’incoraggiamento o l’ammonimento. Nell’imporle oggi, potremmo tacere perché ognuno senta ciò che ha bisogno di sentire. Forse in tanti avremmo bisogno di un gran bagno di umiltà, siamo profondamente egocentrici. Le scenette che vediamo in televisione e che hanno per protagonisti i cosiddetti potenti, altro non sono che la triste versione di quello che insceniamo tutti sui palcoscenici delle nostre vita, dove appunto entra in scena quell’io ipertrofico che deve sempre mettere al tappeto qualcun altro. Il solito vangelo di questo inizio di quaresima ripete per cinque volte la parola: segreto… in segreto. È l’antidoto contro il gonfiarsi per sequestrare la scena agli altri, per annichilirli, per schiacciarli. La domenica delle Palme, all’altro limite della Quaresima, ci verrà riproposto quello splendido inno cristologico che troviamo nella lettera ai Filippesi e, nello specifico, il passo (2,7) in cui leggiamo: “svuotò se stesso”. Svuotò può essere tradotto anche con sgonfiò se stesso. Sgonfiarsi per far posto alla giustizia, ma a quella che non ha bisogno di mostrarsi per essere vera. E allora sulla soglia di questo tempo chiniamo il capo per farci piccoli, abbassiamoci e chiediamo perdono perché spesso non abbiamo fatto posto agli altri. I muri che sorgono lungo tanti confini del mondo sono gli stessi muri che alziamo noi e che fanno stare fuori qualcuno. Chiediamo perdono perché le nostre ragioni spesso si impongono arrogantemente su quelle degli altri e non ammettiamo che la verità è molteplice, che la verità è un po’ mia e un po’ tua. Chiediamo perdono perché siamo tronfi, debordanti, ingombranti, supponenti e non ce ne accorgiamo o ci fa comodo non accorgercene. Gesù ci chiede di tenere aperte tre strade per coltivare la giustizia, a questo punto ci è chiaro che non deve essere esibita per non essere vanificata… e le tre strade sono la preghiera, il digiuno, l’elemosina. Ma domandiamoci chi prega ancora in un’epoca in cui di fatto ci bastiamo, non preghiamo perché chi prega ammette di non farcela da solo. E chi digiuna più? E non tanto dal cibo. È il tempo, il nostro, dell’essere sempre performativi, dell’essere sempre all’altezza, sempre adeguati, per gli errori non c’è spazio. E chi fa l’elemosina? È il tempo il nostro in cui tutto è a mio servizio, a servizio della mia realizzazione e quindi si condivide, si spartisce poco. Gli altri e i loro bisogni non sono un mio problema. Quaresima è il tempo per dirci che siamo poca cosa, niente, come la polvere. Ma la polvere è anche ciò da cui Dio riparte, sempre, comunque, instancabile per ricreare, per riplasmare l’uomo, per farne un vivente, affinchè anche l’uomo provi e riprovi a essere ciò che può essere.
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